Saltatempo Vs Coronavirus

Nel nostro progetto Case Saltatempo, i laboratori esperienziali hanno sempre trovato spazio: si tratta di momenti di incontro dove insieme si lavora sul benessere psicofisico, sulla consapevolezza su se stessi, dove si scopre la propria modalità di incontro con l’altro, e l’equilibrio dell’unità “corpo-mente-relazione”.

Nel mese di marzo, in piena fase 1 dell’emergenza Coronavirus, abbiamo quindi deciso di proseguire con i nostri laboratori.

Abbiamo lavorato con l’obiettivo di tranquillizzare i ragazzi e noi stessi, ascoltare il loro vissuto emotivo, aiutarli a verbalizzarlo, rappresentarlo, farlo emergere. Tutto ciò, mentre il mondo esterno sembrava impazzire.

Ai laboratori, così come erano stati pensati in origine, abbiamo applicato delle modifiche. Abbiamo attinto a tutte le risorse offerte dalla nostra rete, approfondendo la conoscenza di altri ospiti delle varie strutture e coinvolgendoli attivamente negli stessi spazi in cui si trovano ad abitare. Ne sono nate delle collaborazioni preziose, arricchenti per tutti.

Con i ragazzi e le ragazze di Saltatempo, abbiamo continuato a creare, a sperimentare nuovi modi di fare gruppo, nuove azioni, in parte svolte da remoto ed in parte in presenza, finalizzate a cercare di leggere il cambiamento in atto e di viverlo con maggior consapevolezza.

Il tempo rallentava e abbiamo provato ad apprezzarlo insieme.  Certo, c’era ansia per quello che accadeva fuori, ma anche la certezza che saremmo riusciti ad affrontare quel caos e le nostre paure, con maggior forza e creatività. Questo ci ha permesso di implementare le strategie da utilizzare per affrontare e risolvere i problemi, definendoci sempre più come gruppo coeso, ma aperto, desideroso di contribuire con un proprio ruolo attivo all’interno della società.

 

 

 

Come hanno vissuto il lockdown i ragazzi e gli operatori di Case Saltatempo, un estratto di una lettera aperta della coordinatrice del progetto.

 

L’8 marzo l’inaspettato: la paradossale rinuncia alla socialità di chi con la socialità lavora, la necessità e la difficoltà a indossare DPI per 8 ore consecutive, la forza di adattarsi al cambiamento,
di trasformarsi, rimodularsi, trovare una nuova forma di vivere il quotidiano, nuove strategie educative agite con e per i ragazzi.

Prova a spiegare ad un adolescente protratto verso il futuro, con un vissuto delicato, importante, che il suo futuro è momentaneamente annullato, rinviato; la libertà è sospesa, libertà, linfa vitale!
Prova a spiegare che “chiuderli in casa” in questo momento è il più grande gesto di amore che tu possa fare per loro. Sono ragazzi coraggiosi, forti, ma che un alito di vento gli fa bruciare la pelle.
Eppure loro, i nostri ragazzi rispettano le indicazioni date, con tutte le fatiche del caso e con grande orgoglio! Grande esempio di resilienza.

L’emergenza ha richiesto all’organizzazione una flessibilità inedita, si è chiesto agli operatori disponibilità, dedizione ed un migliore investimento di senso.
L’emergenza, nonostante la fatica dell’inizio, è diventata un’opportunità. L’opportunità di mettere sempre più al centro la relazione e lo spazio dell’essere con e per i ragazzi.
La nuova consapevolezza è che siamo tutti vulnerabili. Così non solo è possibile una relazione, ma una “certa” relazione: quella in cui riconosciamo nell’altro noi stessi, quella di una comune
umanità.

Alessandra Marchetti – coordinatrice Progetto Case Salatempo