30anni è un bel traguardo. E oggi, come allora, lavoriamo nel tentativo di rendere concrete parole come integrazione, autonomia, sostenibilità̀, relazione, libertà, fragilità.
A proposito di fragilità: la consideriamo preziosa e presente in ognuno di noi. Abbiamo spesso usato la metafora della scatola: quando a casa riceviamo un pacco con su scritto “fragile, maneggiare con cura” siamo curiosi, ci attendiamo qualcosa di prezioso, appunto da maneggiare con cura. Ecco questo è lo spirito con il quale incrociamo la nostra fragilità con quella degli altri.
Quando progettiamo partiamo dall’esplorazione e individuazione delle risorse, delle persone e dell’ecosistema in cui siamo, come innesco e forza sulla quale costruire risposte ai bisogni e desideri individuali e collettivi.

Le nostre radici ci proiettano nel futuro. E in questo futuro dobbiamo crescere nella capacità di contaminarci e di contaminare. La direzione che vogliamo intraprendere ci porterà verso il superamento della barriera profit-non profit, per meglio contribuire ad “una economia generativa e al benessere multidimensionale, al superamento dell’interesse egoistico… e al fondo del più universale dei principi etici – non fare agli altri quello che non vorresti che venisse fatto a te” (G. Amato, 2019). Vogliamo aprire nuove strade con prodotti, progetti e servizi non strettamente legati alla dimensione dei servizi di welfare tradizionale. Occuparci di benessere multidimensionale: economico, sociale, ambientale e comunitario. Sarà questo che ci spingerà̀ ad incrociare nuove ed inattese persone, organizzazioni, competenze e capacità. Ci alleneremo per giocare in nuovi campi insieme ad altre squadre. Dovremo apprendere nuovi schemi di gioco e nuovi ruoli e capacità. Contribuiremo alla produzione di servizi e beni portando il nostro valore: la dimensione inclusiva, relazionale, sociale con la densità di significati e di valori.

Le nostre radici, per essere generative di un buon futuro, ci spingeranno oltre al nostro orto di conoscenze e competenze. E per far questo da soli non basteremo. Vogliamo allargare le partnership a chi crede che il modello di sviluppo economico e sociale attuale vada riorientato superando l’approccio economico competitivo, rimanendo nell’economia di mercato, ma nella direzione
di una economia collaborativa, sociale, inclusiva e quindi espansiva.
Tutto ciò significherà rafforzare in questa direzione i legami con gli attori pubblici, con le imprese tradizionali, con il Terzo settore e con le comunità territoriali. Dovremo inserirci in reti diverse da quelle che abbiamo praticato. Reti che aggregano, non tanto e solo su una base giuridico-identitaria, ma su oggetti, obiettivi e modelli di sviluppo sostenibili. Per far questo dovremo perdere un po’ della nostra sovranità̀ e identità. 

Ora, dopo trent’anni, siamo pronti per essere generativi.
E lo saremo davvero se sapremo affidare sempre più la nostra strategia di sviluppo ai giovani, perché il futuro è il loro.
D’altronde La Cordata 30 anni fa è nata da un gruppo di giovani. 

Per festeggiare il nostro trentennale abbiamo pubblicato un piccolo volumetto che parla di noi, della nostra storia passata e di quello che vogliamo sia il nostro futuro.
Puoi scaricare qui “Le nuove parole per un’impresa sociale”

Per il loro accompagnamento nel festeggiamento del nostro trentennale, ringraziamo: 

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