Milano è una città europea e di passaggio continuo per turisti, lavoratori, studenti, che a questa città offrono idee e occasioni di confronto, aperture sul mondo, racconti sui nuovi modelli di convivenza che si affermano nelle aree urbane del resto del pianeta.

Ma questo flusso di persone e idee, preziosissime per qualsiasi ipotesi di sviluppo e innovazione una città metropolitana possa coltivare, subisce la strozzatura feroce dei costi dell’abitare sempre più elevati e un ritardo ormai evidente nell’offerta di servizi di ricezione che sappiano rispondere in modo moderno a una crescente richiesta di residenzialità temporanea.

Milano è anche una metropoli sempre più separata nella sua composizione sociale; una moltitudine di frammenti tra loro non comunicanti. Una città globalizzata attraversata e vissuta da famiglie, giovani, lavoratori, studenti, immigrati, persone e organizzazioni. Ma è anche una città ricca di risorse sociali e relazionali, di creatività e di saper fare, di voglia di partecipazione e di voglia di comunità. Risorse spesso invisibili.

Per approcciare nel modo giusto una città come Milano è necessario assumere un atteggiamento proattivo. Spesso le rappresentazioni che ne vengono offerte, a livello mediatico ma anche solo di senso comune, non fanno che concentrarsi sugli elementi di problematicità e mancano di quel passo avanti necessario per superarli.

Per riprendere una massima di Sant’Ambrogio, “Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”.

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